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I decisori aziendali prevedono di raggiungere un ritorno sull’investimento (ROI) del 17% (15,3% secondo il campione di aziende italiane intervistate) nei prossimi 12 mesi grazie all’implementazione di progetti legati alla trasformazione digitale.

Il dato emerge da un nuova ricerca commissionata da Avanade a Vanson Bourne su un campione internazionale di 1.150 decisori aziendali, di cui 75 italiani, che fornisce indicazioni sui potenziali impatti della trasformazione digitale e sulle principali aree di interazione in questo ambito, tra cui intelligenza artificiale, strategia, efficienza, esperienza cliente e innovazione.

I tre pillar del ROI: innovazione, experience, efficienza

Ciò che emerge con chiarezza dallo studio Avanade è che il successo e il ROI delle aziende nell’era digitale saranno determinato da tre fattori fondamentali: l’innovazione, da perseguire con l’acquisizione di competenze e l’integrazione delle tecnologie; l’experience, offerta ai clienti finali e ai dipendenti; l’efficienza, che si ottiene sfruttando l’automazione per snellire i processi operativi e focalizzare le risorse sui processi a valore aggiunto,

Come però evidenzia Emiliano Rantucci, General Manager di Avanade Italy in una nota, «c’è bisogno anche di più trasversalità e diversità, di una presa di coscienza totale dello sviluppo dei processi di trasformazione digitale, e di un approccio manageriale diverso, meno esecutivo e più coinvolgente».

Oltre il ROI: i dati emersi dalla ricerca

Il 92% dei manager intervistati ha citato la trasformazione digitale dei sistemi e dei processi aziendali come la principale priorità aziendale e ben il 96% (99% in Italia) dichiara di avere una strategia di digital transformation.

In media, i partecipanti al sondaggio si aspettano un ROI del 17% (15,3% in Italia) generato dall’impegno sul fronte della trasformazione digitale.

L’81% (83% in Italia) concorda sul fatto che dalla trasformazione non ci si attende più soltanto un aumento della produttività garantito da processi aziendali semplificati, ma anche un miglioramento continuo che si concretizza nell’innovazione dei processi stessi.

La riduzione dei costi attesa sarà del 10% (16% in Italia), l’incremento della produttività dell’11% (13% in Italia), il potenziamento della crescita aziendale del 10% (16% in Italia).

L’intelligenza artificiale ha assunto un’importanza fondamentale nella trasformazione digitale,anche se molte aziende fanno fatica a implementarla in maniera efficace.

L’89% (93% in Italia) ritiene che il percorso verso la trasformazione digitale dipenda dall’adozione di un approccio intelligence-driven. Il 94% delle aziende (96% in Italia) che hanno adottato iniziative di trasformazione digitale ritiene che sarà l’automazione intelligente ad apportare i maggiori vantaggi alla propria attività. L’85% (96% in Italia) concorda sul fatto che l’integrazione dell’intelligenza artificiale a livello di sistemi e processi contribuirà a rendere l’azienda più intelligente.

Affaticamento digitale e ostacoli

Tuttavia, il 43% del campione dichiara di avvertire segnali di “digital fatigue”, ovvero si trova ad affrontare una fase in cui gli sforzi di implementazione della strategia digitale non si traducono ancora in un ritorno economico.

Perchè? Come spiega Rantucci, “Spesso manca una pianificazione strategica riguardo gli obiettivi e i benefici a lungo termine che le aziende intendono raggiungere.Non a caso, le difficoltà sono dettate in gran parte dall’assenza di visione e trasversalità

Gli ostacoli che rallentano la digital transformation sono visti nell’assunzione e formazione di personale idoneo per il 46% (47% in Italia), nell’investimento in nuove tecnologie e innovazioni senza integrarle nei sistemi esistenti per il 40% (30% in Italia); nelle difficoltà nel rinnovare i sistemi e processi tradizionali per il 35% (34% in Italia), mentre oltre l’80% ha difficoltà nello sfruttare appieno dati e insight a beneficio del proprio business.

Si innova con team interfunzionali e con l’experience

Serve quindi avere un approccio da innovatori: «essere aperti alle novità, aver voglia di sperimentare e perfino essere pronti a qualche insuccesso», spiega Rantucci.

Ma come? «Da un lato, bisogna dare più peso ai team interfunzionali, perché garantiscono che i problemi vengano affrontati con prospettive e approcci diversi. E dall’altro, bisogna valorizzare la diversità intesa in senso lato, quindi non solo di genere ma anche di competenze e approcci».

L’88% del campione (92% in Italia) concorda sulla necessità di puntare all’innovazione dei sistemi aziendali per garantire agilità e miglioramento continuo. Il 38% degli intervistati (37% in Italia) dichiara che la scarsità di competenze interne impedisce l’ottimizzazione dell’efficienza. E l’83% dei decision maker (87% in Italia) ha affermato che gli investimenti nell’esperienza del cliente (CX, Customer Experience) e nell’esperienza dei dipendenti (EX, Employee Experience) sono i fattori chiave in un’ottica di trasformazione digitale.

EX e CX sono il primo fattore trainante per le iniziative di trasformazione digitale, superando per importanza tecnologie e programmi di innovazione

Fonte: 01net

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